Una settimana fa è mancato il nostro concittadino.
Scrivo su di lui queste righe, consapevole di dover trovare l’equilibrio tra il rispetto della sua volontà di riservatezza e il bisogno di memoria di una comunità.
Mi riferisco alla comunità che nel dopoguerra ha perimetrato il proprio spazio di vita collettiva tra piazza Cavour, il caruggio di via Mazzini, via Garibaldi.
Di questo pezzo di storia vadese Stefano è stato protagonista e narratore, conferendole una dimensione di saga, di epopea.
Chiunque abbia vissuto abbastanza a lungo sa fare un amarcord paesano, ma quella di Stefano è stata invece una lettura critica di quegli anni, figlia di intelligenza e sensibilità sociale, capace di osservare e giudicare dalla più ampia prospettiva della situazione sociale e politica generale.
Se fino ad oggi quella storia è riuscita a sopravvivere, il merito è dei tanti, Stefano in testa, che ne hanno tenuta viva la narrazione.
So di esprimere un punto di vista di parte perché a quel pezzo di storia appartengo anch’io, benché solo grazie alla luce riflessa di mio padre; ma sono convinta che questo pensiero per Stefano sia condiviso dalle persone che credono alla tutela della nostra memoria locale, quale contributo alla ricostruzione di un tessuto sociale oggi in disgregazione.
Per questo Vivere Vado pubblica volentieri questo mio ricordo.
Franca Guelfi