Il risveglio dei sudditi
La scelta di Vado quale sede per la costruzione dei cassoni di Genova ha provocato qualche reazione sul territorio, anche da parte di coloro che – sindacati in primis – da sempre praticano, nei confronti della Giunta vadese e delle sue scelte, comportamenti che vanno da quello dello struzzo a quello del pappagallo: dal miserevole silenzio-assenso al plauso incondizionato.
Si è pianto sul latte versato meravigliandosi del mancato coinvolgimento dei cittadini.
Si è finto di poter avviare una qualche azione popolare, magari una stupida guerra di campanile con Genova, ben sapendo che i cassoni arriveranno comunque perché l’assenso del nostro Sindaco era scontato ben prima che la popolazione venisse a conoscenza del progetto. Perfino in presenza di una immaginaria consultazione popolare, Giuliano cancellerebbe l’eventuale risultato negativo, come ha già fatto nel 2008 per la piattaforma.
Ciò non significa arrendersi: per Vivere Vado significa vigilare affinché siano rispettate le poche condizioni che forse arriveranno a limitare l’impatto sulla città, pur consapevole che Giuliano non si curerà di esigerne il rispetto. Così si è comportata fino ad oggi, sbandierando come fossero nuove, compensazioni vecchie sempre procrastinate, o aggiornate al ribasso.
Ricordiamo che i cassoni sono solo una delle tante conseguenze dell’ampliamento del nostro porto, insieme alle ipotesi di deposito bitume, prodotti chimici, GNL: con l’unico vantaggio, rispetto a queste servitù, della durata limitata nel tempo e così ci risulta, della dipartita del progetto GNL perché qualcuno ha capito che la misura è colma.
Ben altre nefandezze sono state imposte alla comunità nei nove anni di Amministrazione Giuliano: nessuna di esse presente nei suoi programmi elettorali, tutte con importanti ricadute negative che travalicano la durata del mandato. E soprattutto tutte decise nel chiuso del palazzo o dei palazzi sicché i cittadini, in mancanza di un Piano a lungo termine che disegni il futuro della città, si trovano di volta in volta a dover valutare una nuova servitù slegata dal contesto, a patto di venirne a conoscenza per tempo e non a cose fatte: così è stato per la piattaforma interrata e non su pali, per l’ampliamento delle due discariche, per il progetto di interruzione di via Sabazia, per la non messa in sicurezza del rio Sant’Elena, per la mano libera concessa ad Autorità di Sistema Portuale sul prossimo Piano Regolatore.
Scelte che hanno già cambiato la fisionomia di Vado: le poche aree libere sono state occupate dai container, sicché il Segno è tornato al dopoguerra, con muri e file di container al posto degli stabilimenti: è perciò accantonato il progetto, promosso per anni, della frazione Valle come secondo centro urbano; anzi, il Sindaco parla di retroporto in Piemonte sembrando con ciò voler difendere la vivibilità di Vado, ma in realtà perché consapevole che ormai qui non ci sono più spazi disponibili.
Anche la pregiata area Multipolis sta per essere occupata dai container e siamo pronti a scommettere che farà la stessa fine l’area oggi occupata dal Molo 8.44: il porto non se la lascerà sfuggire.
I perché di queste scelte nefaste
Vivere Vado li ha scritti più volte e qui li ribadisce
- Perché la smodata ambizione di Giuliano, unita all’incapacità di farsi strada con le proprie gambe, la porta ad assecondare tutti quelli che hanno bisogno di spazio per i loro affari; la porta a voltare la frittata etichettando questi affari con i termini “opportunità” o “sostenibilità”, sempre più spesso coniugati a patetiche invettive contro l’ambientalismo e gli ambientalisti, colpevoli di desiderare “prati verdi” invece di progresso.
Un’ignoranza così crassa da essere imbarazzante: Giuliano non conosce nulla della relazione uomo-ambiente, al di là dello slogan “crescita sostenibile” “ sviluppo sostenibile”: vive di slogan, efficaci solo per gente di suo pari o per consapevoli collusi.
- Perché da queste scelte deriva buona parte del denaro usato per finanziare le molte opere pubbliche che, come novello podestà a servizio del regime, le servono a silenziare la già silenziosa maggioranza.
Per tutto ciò Giuliano merita, in vita, il diritto all’ intitolazione di una strada quale “sindaco della distruzione vadese”, contraltare alla dedica di piazza Borra al compianto sindaco della ricostruzione vadese del dopoguerra.
Quali spazi di azione restano ai vadesi?
Esiste una sola ricetta, che non può essere avviata finché Giuliano, o un suo clone fedele al “partito del cemento”, siederanno sulla poltrona di sindaco.
Per uscire dalla sacca serve una azione politica libera da condizionamenti e clientele, serve un’idea di città a misura di cittadino e non di container e rifiuti.