CI SONO ANCORA GIORNALISTI!

di Marco Preve

“La morte di Canavese e le commemorazioni degli smemorati
In queste ore leggerete lunghi articoli e decine di dichiarazioni di politici, industriali, operatori economici e via dicendo in ricordo di Rino Canavese, a lungo alla guida dell’Autorità portuale di Savona, per un breve periodo parlamentare di centro destra, poi manager di punta del gruppo Gavio e da alcuni anni nel board dell’Autorità Portuale di Genova e Savona in rappresentanza del Comune di Savona.
Tutte celebrano la visione dell’uomo, le sue scelte strategiche, il suo decisionismo.
Mancano totalmente alcune sue decisioni che, all’epoca, specie a Savona, generarono fortissimi contrasti legati alla cementificazione della sua città.
E poi sparisce totalmente dalle cronache il suo ruolo di testimone fondamentale per l’accusa nell’inchiesta sulle concessioni in porto che ha portato ai patteggiamenti per corruzione di Toti, Spinelli e Signorini. Canavese si oppose anche pubblicamente a quelle decisioni dell’Autorità che, oggi sappiamo, erano frutto di tangenti.
Però, quasi desse fastidio a un certo mondo economico, portuale, istituzionale, rivangare certe questioni di famiglia, nessuno ne parla nei propri ricordi di Canavese.
Provo a farlo io perché prima di tutto credo che di un personaggio pubblico vadano ricordati tutti i lati, perchè avendo una certa età ricordo quei fatti, e poi perché con Canavese in questi mesi iniziati con la retata del 7 maggio avevo stabilito un rapporto professionale (che non c’era mai stato prima considerato anche che fu uno dei protagonisti non postivi del “Partito del cemento” che scrivemmo con Ferruccio Sansa nel 2008): era diventato un’ottima fonte per capire cosa accadeva in porto, ho fatto con lui lunghe e divertite telefonate.
Ciò detto non si può dimenticare che Canavese, pur uomo di destra (Lega e Forza Italia) una ventina di anni fa fu artefice assieme al Comune, al Pd locale e ad alcuni imprenditori privati, della grande cementificazione del porto storico di Savona trasformando le ex aree industriali in un nuovo quartiere residenziale. Per alcuni è stata una trasformazione che ha rivoluzionato in meglio la città, per altri un’occasione mancata. Vent’anni dopo , a chi è giovane potrà apparire strano poiché quel luogo è ormai radicato nell’immaginario collettivo, ma quanto accaduto a Savona con l’ennesimo progetto – per altro neppure originale ma replicato da precedenti operazioni – dell’ennesima archistar è stata la scelta più scontata e priva di visione per il futuro: case per ricchi, ristoranti e bistrot da movida.
Si sarebbe potuto tentare invece una coraggiosa operazione di spazi in parte pubblici, di centri destinati a sviluppare talenti, idee e creatività e solidarietà, invece della moltiplicazione di birre artigianali, shottini e cucina gourmet.
Non va poi dimenticato che solo la sollevazione popolare fermò il progetto del grattacielo banana di Fuksas alla Madonetta. Canavese ne era uno sponsor convinto ma davvero sorprendente fu vedere un intero consiglio comunale accogliere come profeta Fuksas a palazzo Sisto, con imbarazzanti benvenuti pronunciati da soggetti istituzionali nei confronti di un privato che da quella istituzione avrebbe dovuto essere invece trattato acriticamente. L’operazione per fortuna si fermò.
Infine, chissà se dopo la scomparsa di Canavese qualche esperto di portualità o comunque qualche volenteroso proverà ad occuparsi di un tema non irrilevante: prendete tre ex presidenti di Autorità portuale come Canavese, Luigi Merlo, MArio Sommariva. Tutti e tre dopo lunghi anni passati a guidare un ente pubblico sono transitati in colossi privati dello stesso settore (Gavio, Msc, Spinelli). Per Merlo ci furono anche questioni giudiziarie poi archiviate per pantouflage, ma aldilà delle norme, è davvero così normale questo travaso sempre più frequente tra mondi che non sono certo nemici ma che dovrebbero mantenere le giuste distanze?Faccia buon viaggio Canavese, lei è comunque stato uno che la faccia ce l’ha sempre messa.”

Tratto dalla sua pagina Facebook (https://www.facebook.com/share/p/1DgDQBRuSt/)

ATTENTATO SULLA PETROLIERA A VADO LIGURE

Stanno via via arrivando notizie più precise sul recente episodio accaduto in porto.

In attesa delle risultanze definitive, vogliamo commentare la dichiarazione di ieri ( https://www.savonanews.it/…/giallo-sui-danni-ad-una… ) di Russo e di Gilardi.

Mentre il sindaco di Savona si è correttamente astenuto da ogni valutazione, in capo ad altre Autorità, il nostro sindaco ha dichiarato che “non ci sono problemi né dal punto di vista ambientale né per le persone”: esempio di totale inadeguatezza a ricoprire il proprio ruolo istituzionale.

Continua, con Gilardi, la politica vadese consolidatasi nei 10 anni di amministrazione Giuliano, secondo la quale è bene che i cittadini siano sempre e comunque tranquillizzati affinché, in silenzio e in ignoranza, lascino lavorare in pace il Palazzo; il quale, di contro, si occupa prioritariamente di trastullarli con manifestazioni ludiche e circensi.

Eppure il fatto solleva interrogativi non tranquillizzanti sul crescere del rischio per le zone ricche di insediamenti industriali, in conseguenza dei nuovi scenari geopolitici.

E dimostra come le tante osservazioni del territorio sul progetto rigassificatore (per limitarci all’ultimo esempio di impianto impattante) non fossero frutto di esagitati terroristi ambientali ma di ragionata conoscenza della realtà, al di là della stretta area locale, vadese e savonese.

Ma ci rendiamo conto che parlare di ragionata conoscenza è obiettivo sconosciuto ai nostri amministratori, incapaci di rispettare i diritti e l’intelligenza di noi cittadini.

POVERA VADO

POVERI NOI

ESPLOSIONE IN DEPOSITO ENI A CALENZANO COMUNICATO CONGIUNTO

ESPLOSIONE IN DEPOSITO ENI A CALENZANO COMUNICATO CONGIUNTO:

RETE NORIGASS NOGNL

 

PER IL CLIMA-FUORI DAL FOSSILE

 

 

 

Di fronte alla tragedia che si è consumata a Calenzano la mattina di oggi 9 dicembre, nella raffineria ENI in cui è esplosa un’autocisterna durante le manovre di carico e scarico, con un tragico bilancio di vittime, feriti e dispersi, il primo nostro pensiero non può che essere di profondo cordoglio per le persone che hanno perso la vita e di grande affetto e vicinanza a chi ha subito danni, fisici, materiali e psicologici.
La stessa vicinanza esprimiamo a tutte le lavoratrici e lavoratori dell’impianto e del settore, che si trovano esposti a drammatici eventi come questo.
Non dimentichiamo che le conseguenze per il territorio circostante e la salute delle persone che ci vivono, con la dispersione nell’aria di diossine, idrocarburi e loro derivati, rimarranno per un lungo periodo e non sono al momento quantificabili, ma indubbiamente rivestono un concreto pericolo, tanto che il Sindaco ha diramato l’ordine alla popolazione di non uscire di casa e non aprire le finestre.
Per altro, la legge (Direttiva Seveso 3), che va applicata in tutti i casi come questo impone norme tassative, fra le quali persino il divieto di consumare prodotti agricoli della zona, e tanto altro ancora.
Eventi come questo mettono in luce l’altissimo livello di pericolosità di tutte le strutture deputate al trasporto, lo stoccaggio e la lavorazione degli idrocarburi.
L’evento ci ricorda altri drammatici episodi avvenuti nel tempo in diversi luoghi del nostro Paese, che ancora oggi hanno ripercussioni sulla salute, sull’ambiente, sul disastro climatico e sulla qualità della vita.
Tutte vicende nelle quali le preoccupazioni delle popolazioni erano sempre state zittite garantendo che quelle strutture erano “sicure”.
Le norme di sicurezza sono a tutt’oggi inadeguate, i controlli sono evidentemente insufficienti; più ingenerale, continuare a stipare nei nostri territori un’infinità di impianti deputati alla gestione delle fonti energetiche fossili, rende tutto il Paese un’enorme area di alto rischio, rispetto alla quale andrebbero preparati, pubblicizzati, sperimentati dettagliatissimi piani di emergenza.
Sembra una vera e propria beffa, di fronte alla tragedia consumatasi oggi, il fatto che nelle settimane passate a Ravenna (altra area satura di strutture legate all’estrattivismo fossile) si è tenuta, per iniziativa della Prefettura, con grande risonanza mediatica, la simulazione non già di un incidente rilevante, ma di un possibile “attacco di ambientalisti” contro un impianto.
Ovviamente chiediamo che si inizi subito l’opera di bonifica delle zone colpite, ma anche di tutte le aree che presentano elementi di rischio d’incidente, di pericolo per la salute e di distruzione dell’ambiente; pretendiamo che si investa molto e molto di più sulla sicurezza e ci si decida a varare un vero Piano per la prevenzione degli incidenti nei posti di lavoro, che ogni anno sono causa di una vera e propria strage continuata; e soprattutto ribadiamo la convinzione che vada imboccata subito la strada di una vera transizione ecologica, a partire dall’abbattimento (e non la mistificazione delle “compensazioni”) delle emissioni inquinanti e climalteranti, che significa innanzi tutto stabilire una moratoria su tutti i progetti di espansione delle opere al servizio delle fonti fossili, e viceversa accelerare (senza mettere continui bastoni fra le ruote, come oggi avviene) i processi di riconversione verso un sistema basato sulle fonti rinnovabili e soprattutto sul risparmio energetico, l’efficientamento, la produzione diffusa e decentrata.
D’altronde, il consumo dei fossili, del gas in particolare, da anni sta diminuendo, ed è assurdo insistere nell’implementazione di strutture che vanno a vantaggio solamente del profitto dei colossi dell’estrattivismo.
La vita delle persone, la salute delle popolazioni, la tutela dell’ambiente, il futuro delle giovani generazioni, sono molto più importanti dei lauti profitti dei padroni del fossile.

9 dicembre 2024

VIVERE VADO aderisce alla Rete NoRigass NoGnl

INCONTRO: Città e porto – I VIDEO

Si è svolto, presso la sede di via Sabazia, il primo dei quattro incontri pubblici che abbiamo programmato per affrontare, con l’aiuto di esperti, alcuni nodi della vita vadese.

Sabato scorso il professor Riccardo Degl’Innocenti ha parlato della relazione porto-città, mettendo a confronto in particolare le due realtà portuali simili di Vado e di Pra; ha affrontato il tema del mercato dei container sia a livello globale che locale; ha suggerito l’esigenza di un confronto più serrato con Autorità di Sistema Portuale per rivendicare maggiore protagonismo del nostro bacino.

Sabato prossimo secondo incontro, sul tema della nuova viabilità vadese: stessa sede, stesso orario, ma tempo contingentato: ci impegniamo a terminare alle 19!

#nuovasede Vivere Vado Comune Di Vado Ligure #lavoro #portualità

 

NIMBY SARAI TU!

Il Ministero dell’Ambiente (?) e della Sicurezza Energetica (!!??) pensa a come mettere il bavaglio ai cittadini.

LEGGI QUI ARTICOLO SULLE IPOTESI DI “LEGGE BAVAGLIO” ALLO STUDIO

Noi di Vivere Vado, basandoci sulle nostre esperienze, ci poniamo una domanda: davvero si tratta di localismo VS sviluppo (magari anche etichettato come “green”) o c’è dell’altro?

L’idea che l’opposizione in sede locale ad una qualsiasi “grande opera” o infrastruttura di livello nazionale possa essere solo di retroguardia è sempre più radicata nella “narrazione mainstream” (e -purtroppo – spesso anche nelle aule giudiziarie): l’acronimo anglosassone NIMBY (not in my backyard – non nel mio giardinetto) è diventato il marchio d’infamia col quale marginalizzare e svalutare chiunque tenti di fare una riflessione che non dia per scontata la bontà di tali mega interventi.

Purtroppo la zona di Vado Ligure ha sperimentato più volte in pochi decenni l’efficacia di questa semplice ma efficacissima tecnica di demolizione delle voci discordanti: è accaduto per chi si ha sollevato il tema dell’impatto ambientale della centrale termo-elettrica a carbone, per chi ha provato a impedire il tombamento della rada di Vado per mano dell’Autorità Portuale di Savona e dell’alleanza Maersk-Fincosit; oggi sta accadendo per chi manifesta la sua totale contrarietà all’accettazione del rigassificatore.

Noi siamo convinti che la tutela egoistica del “proprio giardino” abbia poco a che fare con le battaglie ambientaliste di questo territorio, come di quelle di molte altre parti d’Italia: chi veramente non vuole disturbatori nel suo giardino è chi coltiva il potere fine a se stesso o comunque per carriere personalissime, come le cronache spesso confermano.

Al contrario siamo dell’idea che, proprio dal rapporto conflittuale e di confronto aperto sui dati e sugli obiettivi che una collettività si può porre, possono nascere visioni globalmente valide di sviluppo davvero sostenibile.
La partecipazione popolare alle decisioni strategiche è l’unico antidoto alla bulimia del potere: politico ed economico/finanziario.

 

P.S.

… anche a Vado c’è chi – dal basso della sua posizione prona a decisioni prese sempre altrove – cerca di colpevolizzare chi non si adegua alla ottusa visione del “fare per il fare” senza mai rendere conto e valutare seriamente vantaggi e svantaggi complessivi, rimasticando lezioncine apprese da cattivi maestri/e.

 

GILARDI IMBONITORE