Arriva in fase finale il PROGETTO deposito costiero “Small Scale” di GNL e BIOGNL da realizzarsi nel porto di Vado Ligure

SE QUALCUNO AVESSE DIMENTICATO … IL DEPOSITO GNL A BERGEGGI-PORTO VADO

Nel pieno della mobilitazione contro il progetto di rigassificatore si era sbloccato anche quello – antecedente – di realizzazione di un deposito costiero “small scale” di GNL nella zona portuale di Bergeggi/Porto Vado.
Conseguentemente nelle settimane di fine estate/inizio autunno del 2023 Vivere Vado aveva operato la consueta opera di costante informazione e di denuncia dei rischi e delle – a nostro giudizio – deficienze progettuali nell’ambito dei percorsi di partecipazione previsti (presentazione delle osservazioni).
Del resto già a fine 2022 VIVERE VADO aveva iniziato a parlare di questo progetto 
https://www.viverevado.it/category/notizie/deposito_costiero_gnl/
Si era proseguito portando – come Gruppo Memoria e Futuro – il tema nel Consiglio Comunale di Vado Ligure a marzo ’23
https://www.viverevado.it/category/notizie/consiglio-comunale-14mar23/
Infine a ottobre ’23 VV ha presentato formalmente e diffuso le osservazioni al progetto medesimo
https://www.viverevado.it/category/notizie/osservazioni-depositognl/

Oggi qualcuno “scopre” che il deposito è arrivato alla fine dell’iter autorizzativo con la Conferenza dei servizi; sappiamo bene che non è facile tenere desta l’attenzione su tutti i fronti ma dobbiamo considerare che chi vuole “spremere” il territorio ai soli fini del proprio vantaggio non riposa e non si distrae.

Riprendiamo quindi la lotta anche su questo versante sperando che il fronte NO-Rigassificatore non si disperda in troppi distinguo.

 

 

Rino CANAVESE – le verità pettinate del “Santo Savonese”

Rino CANAVESE – le verità pettinate del “Santo Savonese”

Come annunciato, ecco un breve report delle balle raccontate negli anni da Canavese sul tema dell’occupazione derivante dalla piattaforma.

I vadesi non hanno figli? Quest’opera darà lavoro a due generazioni. Non capisco chi dice no“.

Le prospettive occupazionali sono di mille posti di lavoro reali, nonostante quello che viene proditoriamente riferito dagli oppositori alla pubblica opinione“.

Sono in ballo 1000 posti di lavoro a prescindere da chi sarà il concessionario del terminal”.

Quella diretta è di 6-700 posti, altrettanto per l’indotto. E parliamo di posti di lavoro medio-alto”.

Maersk ha dichiarato che le sue stime sull’occupazione sono sbagliate per difetto e ritiene, per com’è l’andamento del mercato, che possono esserci numeri superiori a quelli contrattuali. Se Maersk non rispetta quei numeri perde la concessione”.

Peccato dover fare atto di fede, perché il contratto non è mai stato reso pubblico nonostante i solleciti.

(Nero su bianco, l’Accordo del 2008 prevedeva:

  • 298 occupati diretti e 150 indiretti alla fase di avvio;
  • 401 occupati diretti e 250 occupati indiretti a regime, 4 anni dopo la fase di avvio”.

L’aggiornamento dell’Accordo del 2018, firmato da Giuliano, cancella 61 diretti in fase di avvio e tutti gli indiretti.)

Nella realtà dei fatti, all’avvio dell’attività della piattaforma risultavano in totale 138 addetti tra lavoratori a tempo determinato, indeterminato, in apprendistato, in tirocinio.

 

Altre balle Canavese ha raccontato  sul finanziamento dell’opera: prima la sicurezza dell’extragettito, poi la “rilevante quota di capitali propri da parte di Maersk”,  poi il finanziamento delle banche: “si è chiusa la fase contrattuale con le banche. Gli Istituti bancari hanno messo sotto la lente d’ingrandimento tutto quello che riguarda i volumi di traffico, occupazione, i rendimenti e hanno deciso che sono numeri veri”. Nel dare la notizia la stampa pubblica anche i nomi delle banche interessate, il cui ingresso nel progetto “è stato ufficializzato e votato durante il Comitato Portuale di ieri“.

Alla fine dei giochi nessuna banca riterrà  affidabile il progetto, che sarà interamente finanziato con soldi pubblici.

 

In tale piglio sfrontato, Canavese è stato fiancheggiato da altri egregi nomi del territorio; tra i tanti, troppi, citiamo Alessandro Berta che, proprio sul finanziamento piattaforma, aveva toccato un’eccelsa vetta di comicità:

Se i finanziamenti pubblici non saranno sufficienti, interverrà direttamente il Gruppo Maersk”.

Recentemente l’immarcescibile direttore di Confindustria Savona, ha preso posizione sul rigassificatore: “Certo le ricadute sono importanti, ma pensare di fare a meno di un rigassificatore mi sembra una follia. È  sensato che serva e che abbia senso metterlo in Liguria,  specificamente a Vado dove abbiamo gli energetici...”.

La dichiarazione non ci meraviglia affatto: Berta si conferma un yes man inginocchiato ai suoi padroni, con avversaria la collettività.

Ci sono gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i piglianculo, i quaraquaquà”: così faceva dire Leonardo Sciascia al protagonista di un suo romanzo.

Ciascuno scelga la categoria in cui collocare le persone che abbiamo citato.

 

P.S. Le citazioni sono tutte documentate nel nostro libro sui vent’anni di genesi della piattaforma Maersk (www.facebook.com/viverevado/)

 

P.S. Risulta quindi infondata l’affermazione comparsa nell’articolo del 19 gen 24 de La Stampa e Il Secolo XIX, che informa della posizione dell’Unione Industriali, contraria al rigassificatore.

 

CANAVESE SANTO SUBITO!

CANAVESE SANTO SUBITO!

(a proposito dell’intervista dell’8 gennaio su Il Secolo xix)

 

Non sappiamo con quali azioni Canavese avrebbe voluto difendere Savona da Genova; sappiamo certamente che fino a che l’Autorità Portuale di Savona è stata in mano sua, Vado Ligure ha pagato un prezzo altissimo, le cui conseguenze sono tangibili oggi e lo saranno purtroppo per decenni a venire.

Molti, a Vado e non solo a Vado (compreso chi scrive), auspicavano l’accorpamento (quello che Canavese chiama “annessione”), proprio nella speranza di evitare la prosecuzione della gestione spregiudicata tipo Canavese, il cui primo obiettivo è sempre stato quello di avere piena libertà di manovra per interessi propri.

Un esempio esemplare di uomo che pare solo al comando, e invece obbedisce ad altri più potenti.

Per questo motivo avevamo contestato la scelta del sindaco Caprioglio, confermata dal sindaco Russo, di designare  proprio Canavese quale rappresentante del porto di Savona-Vado nel Comitato di gestione dell’Autorità di Sistema Portuale: non ci avrebbe difeso.

A conferma della nostra ragione, c’è  il passaggio dell’intervista sul rigassificatore: il rappresentante di Savona-Vado-Bergeggi-Albissola si permette di parlare a titolo  personale.

Che cosa ne pensa Russo?

Batta un colpo e ricordi a Canavese il suo ruolo; o meglio, lo sostituisca.

Spiace constatare che anche il giornalista non ha saputo/voluto sollevare questa evidente contraddizione.

 

Riguardo alla squallida accusa circa il pagamento dei ricorsi, si tranquillizzino i pochi lettori ancora così sprovveduti da poterci credere prezzolati: i ricorsi dei comitati sono stati pagati INTERAMENTE dalle donazioni dei cittadini: un fatto certo incomprensibile per Canavese perché lontano dalla sua cultura, caratterizzata dal fare tutto per tornaconto personale (o del fratello Paolo), e di farlo sempre con una volpe o due sotto l’ascella.

 

Su un punto siamo d’accordo con Canavese: mai fidarsi ciecamente degli studi, anche autorevoli. A riprova citiamo solo due casi, tra i tanti, troppi, che hanno interessato Vado e che sono ben chiari nella memoria:

– i tecnici di APM avevano certificato che l’interramento della piattaforma non avrebbe provocato alcun danno; la situazione della spiaggia vadese di levante oggi certifica altro .

– il RINA aveva validato i volumi di traffico che Maersk si impegnava a raggiungere CONFIDANDO NELLE DICHIARAZIONI della stessa Maersk (Sic!)

Oggi sull’occupazione Canavese dichiara che a Vado “i posti di lavoro ci sono”: anche questa è una affermazione che il giornalista prende come oro colato; ci sarebbe stata bene una domanda su quanti e quali posti di lavoro rispetto alle previsioni dello stesso Canavese.

 

Oggi non basta lo spazio di un articolo per elencare la sequenza di balle raccontate da Canavese sul tema occupazione; ci impegniamo a ricordarle a breve ai nostri lettori.

 

P.S

Per par condicio informiamo che altri egregi soggetti del territorio hanno fiancheggiato Canavese nelle sue imprese: ci occuperemo anche di loro.

RIGASSIFICATORE, SENTENZA TIRRENO POWER E LEGAMI DI COMUNITÀ

RIGASSIFICATORE, SENTENZA TIRRENO POWER E LEGAMI DI COMUNITÀ

Da pochi giorni sono state rese pubbliche le motivazioni della sentenza che ha assolto Tirreno Power dall’accusa di disastro colposo.

Da una prima lettura del documento esponiamo alcune considerazioni di cui le comunità locali, e gli amministratori in primis, dovrebbero tener conto a partire da oggi per recuperare il troppo tempo perduto e utilizzare una storia di compromessi e tentennamenti a favore di una netta assunzione di responsabilità nei confronti della salute umana e dell’ambiente.

Considerazioni:

  1. Il documento afferma che la centrale inquina: “È evidente ( e quasi banale ribadirlo) che il mantenimento in esercizio di una centrale termoelettrica produttiva di consistenti emissioni inquinanti all’interno di un contesto urbano contribuisca a determinare, unitamente alle altre sorgenti presenti sul territorio e in relazione alle conseguenti immissioni e dunque ai quantitativi di sostanze in concreto ricaduti e assorbiti dall’organismo umano, effetti pregiudizievoli sulla salute della popolazione ivi residente”.

Il documento aggiunge che si tratta di precedenti scelte di pianificazione effettuate “sulla base di un bilanciamento tra interessi della produzione nazionale ed esigenze di tutela della salute e dell’ambiente che non appare più attuale ma che rimane ovviamente estraneo…” alle responsabilità di Tirreno Power.

  1. Il documento non nega la “correlazione… tra l’esposizione dell’organismo umano ai prodotti della combustione del carbone e l’innesco (o l’acutizzazione) delle patologie cardiocircolatorie e respiratorie in esame“.
  2. Il documento riscontra l’impossibilità di scorporare l’apporto delle diverse fonti inquinanti e quindi l’impossibilità di imputare le rispettive responsabilità dei danni contestati: più volte rimarca, ad esempio, il ruolo del traffico portuale.

In sintesi: viene esclusa la responsabilità dell’azienda riguardo all’accusa, non la sua corresponsabilità nella situazione ambientale: TIRRENO POWER HA INQUINATO INSIEME AD ALTRI.

Si dirà: nulla di nuovo.

Non del tutto: la lezione di tirreno power può rappresentare l’occasione giusta e non più procrastinabile per un cambio di strada e di passo. Certamente la prima responsabilità in tal senso spetta alle amministrazioni locali, ma crediamo che l’attivismo dei cittadini possa assumere una parte di tale responsabilità.

In tale senso il vasto movimento di Comuni e di cittadini nato e cresciuto in questi ultimi mesi contro il rigassificatore deve avere la forza di non chiudersi su questo specifico problema ma utilizzarlo come spinta a conoscere e a farsi carico anche delle altre criticità del territorio. Tutti sappiamo che questo progetto dannoso è solo l’ultimo dei tanti subiti nel comprensorio savonese e – in particolare – a Vado.

Tra i tanti, il caso più noto è quello della piattaforma portuale, imposta con l’etichetta di pubblica utilità: etichetta che oggi sta rivelando la sua scarsa veridicità di fronte alla sovracapacità del sistema portuale ligure ed allo scarso ritorno in termini occupazionali diretti e nell’indotto; storia passata si dirà … ma la questione dello sfruttamento della miniera di titanio nel parco del Beigua sta già venendo in evidenza con le medesime modalità e anche ai futuri attacchi dobbiamo essere capaci di pensare con un approccio globale.

In passato si è imposto a Vado di ignorare l’inquinamento dei propri fondali per consentire il tombamento di una parte rilevante della rada ad uso container; oggi, che “grazie” al rigassificatore abbiamo conosciuto meglio la ricchezza e la fragilità del “nostro” ecosistema marino e, più in generale, la correlazione dei fattori ambientali, è evidente la necessità di costruire un più forte legame tra le comunità per il raggiungimento di obiettivi minimi comuni.

Ne è esempio positivo l’alleanza tra i Comuni del Golfo, mirato alla promozione del turismo ambientale, che ha potuto decollare anche perché altre specifiche aree della provincia – Vado e Valbormida – si sono accollate tutte le servitù.

Siccome è ormai chiaro che non ci si salva da soli, è tempo che anche i diritti delle zone ritenute “meno pregiate” quanto ad attrattive turistico/ambientali, siano riconosciuti e rispettati, non per un generico senso di giustizia ma proprio per evitare di rimetterci tutti.

Per questi motivi ci appelliamo al movimento nato contro il progetto SNAM/TOTI affinché non molli e, anzi, ragioni con più ampio respiro e si impegni sui tempi medi e lunghi.

 

07.01.2024

 

RIGASSIFICATORE: democrazia e manipolazione

RICEVIAMO E VOLENTIERI DIFFONDIAMO – CONDIVIDENDO – QUESTA RIFLESSIONE
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RIGASSIFICATORE A SAVONA-VADO: PRINCIPIO DI AUTORITÀ’, SCAMBIO POLITICO, MANIPOLAZIONE DEL CONSENSO
di Franco Astengo (Politologo)
Dopo l’apice della polemiche estive ha preso nuovo slancio il confronto sull’ipotesi di spostamento della nave -rigassificatrice “Golar Tundra” dal porto di Piombino alla rada Savona – Vado: spostamento che dovrebbe essere effettuato entro il 2026.
La ragione di questo rinnovato interesse risiede in una maldestra operazione ordinata dal “Comitato Toti” ,che sostiene il presidente della Giunta Regionale della Liguria, commissionando a un istituto specializzato (IPSOS) un sondaggio d’opinione sul gradimento da parte dei cittadini liguri al riguardo di questa operazione.
Operazione che fin qui aveva suscitato grande contrasto tra la cittadinanza e le istituzioni savonesi verso la decisione del Presidente della Giunta Regionale; contrasto culminato nell’ormai famosa ferragostana “catena umana” di 16.000 persone schierate sulla costa da Albisola a Spotorno per dimostrare la contrarietà all’eventuale presenza dell’impianto in rada.
In questa occasione non entriamo nel merito della questione limitandoci al tema del sondaggio d’opinione la cui risultanze (si cercava di far passare come il 61% dei cittadini liguri fosse favorevole) sono state miseramente considerate del tutto inattendibili dallo stesso garante dell’Ag_com e gli stessi risultati non sono neppure pubblicati sul sito della stessa società che l’ha compiuto: in sostanza, per varie ragioni, che non ripetiamo l’esito dell’operazione è stato valutato come del tutto inattendibile.
Così come si sta svolgendo la vicenda è il caso comunque di sviluppare alcune considerazioni di carattere generale; appaiono in gioco tre punti meritevoli di analisi politica: principio di autorità, scambio politico, manipolazione del consenso.
Andando per ordine:
1) Principio di autorità. La decisione di spostamento da Piombino alla rada Savona – Vado nasce, infatti, qualche mese fa (luglio 2023) da una dichiarazione del presidente della giunta regionale ligure Toti in accordo con la società SNAM proprietaria dell’impianto e che si occupa – a livello nazionale – della distribuzione del gas, tema quanto mai delicato in presenza del conflitto russo -ucraino. SNAM è società partecipata con la maggioranza delle azioni in mano a Cassa Depositi e Prestiti. Il presidente della giunta regionale della Liguria ha annunciato a suo tempo il trasferimento senza aprire preventivamente un confronto istituzionale, né in seno al Consiglio Regionale, né nelle occasioni di confronto con le istituzioni locali limitandosi ad informative senza contraddittorio attraverso i tecnici. Va così in causa il principio di autorità derivante dal meccanismo dell’elezione diretta che evidentemente sollecita comportamenti di questo tipo. Questo elemento sollecita una riflessione di fondo proprio sul tema dell’elezione diretta a cariche monocratiche (tanto è vero che la -sbagliata – vulgata corrente ha trasformato la carica da presidente della giunta regionale a quella di Governatore che non esiste nella legislazione vigente: si tratta di una pericolosa deformazione giornalistica). Nello stesso tempo la discussione andrebbe aperta sul vero e proprio fallimento dell’istituto regionale a proposito della vera missione legiferante e di coordinamento legislativo affidate, a suo tempo, rispettivamente al Consiglio Regionale e alla Giunta e ormai del tutto disattese essendosi l’Ente trasformato quasi esclusivamente in soggetto di spesa e di nomine con al centro della sua attività la trasformazione della sanità pubblica in privata;
2) Scambio politico. L’occasione della vicenda della nave-rigassificatrice appare emblematica sotto questo punto di vista. Lo scambio politico è avvenuto in due direzioni: verso l’alto a causa della sollecitazione del Governo Centrale verso quello periferico Regionale per “aggiustare” una situazione specifica, quella di Piombino, che presentava problemi a causa dell’opposizione del Comune Toscano guidato da un Sindaco appartenente allo stesso partito della Presidente del Consiglio; verso il basso nel rapporto stabilito tra il Presidente della Giunta Regionale della Liguria e l’allora Signora Sindaco di Vado Ligure (tagliando fuori tra l’altro Savona e Quiliano comuni più direttamente interessati rispetto alla stessa Vado Ligure). Tralasciando la comune appartenenza politica fra il Presidente della Giunta Regionale e l’allora Signora Sindaco di Vado Ligure (da poco transitata in quella direzione) lo scambio ha assunto dimensioni evidenti allorquando, annunciata l’operazione senza contraddittorio, la Signora Sindaco di Vado Ligure ha rassegnato le dimissioni per assumere un importante incarico di nomina proprio da parte dell’amministrazione regionale;
3) Manipolazione del consenso. Di fronte a una crescente opposizione al progetto, opposizione che, fra l’altro, ha avuto come riferimento le istituzioni locali di tutti i Comuni interessati in contrapposizione con l’amministrazione provinciale (guidata da un presidente legato politicamente allo stesso Presidente della Giunta Regionale) si è verificato il tentativo di rendere pubblici i dati del presunto sondaggio cui si accennava all’inizio. Non entriamo nel merito degli evidenti punti di deficit scientifico di quella che è stata derubricata come “manifestazione d’opinione”. Il punto che fa riflettere è quello del tentativo di frapporre alla posizione assunta dalle istituzioni locali (verso le quali lo stesso Presidente della giunta regionale aveva assunto, in passato, atteggiamenti giudicabili non particolarmente corretti) una presunta “volontà popolare” posta al di fuori dal contesto geografico di riferimento. In sostanza un tentativo di rapporto diretto tra il Capo eletto direttamente (quasi si fosse trattato non di elezioni ma di un plebiscito: tentazione che aleggia anche negli atteggiamenti dell’attuale Governo della Repubblica) e la massa indistinta dell’elettorato (peccato che si trattasse di una serie di domande rivolte a 800 persone di cui non si conosce appartenenza territoriale e scansione demografica e sociale di riferimento).
Tutto questo come tentativo di riassunto di una situazione nel corso del cui svolgimento si intravvedono elementi di chiara difficoltà democratica.